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Cetraro, il terrore seminato sul Tirreno dalla «costola» del clan Muto

Il pentito Giuseppe Montemurro racconta gli affari delle nuove leve

Nicola Gratteri e Vincenzo Capomolla

L’amicizia con il «gruppo di fuoco». Le nuove leve dei clan, coinvolte nel blitz di giovedì scorso, non avrebbero esitato a vantare i rapporti con la potente cosca Muto di Cetraro. È quanto emerge anche dalle intercettazioni finite nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Luca Occhiuzzi, Attilio Brusca, Lorenzo Iorio, Piefrancesco Maccari e Fedele Cipolla. In una lite, captata dagli inquirenti, tra Occhiuzzi e la sua fidanzata. Quest’ultima inveisce dicendogli: «Sei da quelli potenti… sei da quelli che tu credi potenti. Loro possono tutto, loro possono picchiare, possono ammazzare, sono forti, scannano». A supporto di queste parole, gli inquirenti incrociano altri precedenti di polizia di Occhiuzzi e ulteriori elementi che contribuiscono a descrivere il suo profilo criminale tanto da inserirlo tra i «fiancheggiatori» della cosca Muto. Secondo le indagini, coordinate dal procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, lo stesso Occhiuzzi avrebbe più volte vantato «costanti e ininterrotte» frequentazioni con appartenenti al sodalizio mafioso tra i quali rientrano anche i componenti di quello che viene definito il «gruppo di fuoco» della ’ndrina. In particolare, è emerso uno stretto rapporto tra Occhiuzzi e Fedele Cipolla, indagato nello stesso blitz di giovedì scorso.

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