Un’accusa pesante: legami con esponenti delle cosche “confederate” attive nell’area urbana. E un provvedimento di arresto sulle spalle: Gianluca Campolongo, dirigente della Fisascat Cisl, è stato posto agli arresti domiciliari dal gip distrettuale, Alfredo Ferraro, su richiesta dei magistrati inquirenti della Dda di Catanzaro. È coinvolto nella operazione “Reset” che ha complessivamente coinvolto 254 persone (202 raggiunte da misure cautelari).
Il sindacalista è stato sospeso dalla Cisl che ha attivato tutte le procedure interne a propria tutela in attesa dell’esito del procedimento giudiziario. Il sindacato, guidato dal responsabile regionale, Tonino Russo, ha agito con tempestività rispetto al dirigente coinvolto nell’indagine antimafia, esprimendo fiducia nella magistratura e augurandosi che Campolongo possa dimostrare di essere innocente in tempi celeri.
Il materiale indiziario messo insieme dal procuratore Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Capomolla e dai pm Vito Valerio, Corrado Cubellotti e Margherita Saccà, si basa su intercettazioni telefoniche e pedinamenti che dimostrerebbero i rapporti tra l’esponente sindacale ora sospeso e personaggi riconducibili al gruppo guidato a Rende da Adolfo D’Ambrosio.
Secondo i pubblici ministeri il sindacalista avrebbe contribuito agli scopi perseguiti dal gruppo riconducibile al D’Ambrosio e concorrendo nella estorsione ai danni della società “La Cascina Global
Service”.
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