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Cosenza: luce e gas, un’impresa su 5 non ce la fa

Le piccole attività sono le più esposte al rischio di un crac a causa degli aumenti dei costi produttivi. Il grido d’allarme della Gias: la nostra bolletta è passata da 250mila euro a un milione

La crisi resta un martello infuocato che picchia sui destini di piccole e medie imprese del Cosentino. Quell’argine fragile e malvestito del sistema produttivo provinciale sta cedendo progressivamente sotto la pressione di costi non più sopportabili. I segnali di resa sono negli appelli accorati che gli operatori economici lanciano quotidianamente alle istituzioni. La fenditura nel fianco scoperto del sistema economico diventa sempre più chiara. Man mano che lievita l’indebitamento, crescono le difficoltà di gestione in mezzo a una resistenza sempre meno efficace con scenari che si fanno più incerti. Gli stessi bonus del decreto aiuti, ossigeno per restare in vita, sono, per adesso, solo un’idea, il principio di un cammino ancora lungo. Serviranno mesi per beneficiarne. Eppure proprio il tempo è una variabile insufficiente nell’algoritmo del destino di molte di quelle aziende che già si ritrovano sul bordo del crac. Il cuore di tenebra di questa nuova fase storica è modellato dalle tensioni dei mercati dei prodotti energetici che amplificano le strozzature di offerta delle filiere globali. Il conflitto che si combatte in Ucraina agisce da mesi da moltiplicatore dei prezzi delle materie prime e delle quotazioni di luce e gas che erano segnalate in rapido e minaccioso aumento già al tramonto dello scorso anno. Ma le indicazioni dei mercati sono state ignorate dal Governo e la guerra ha finito per spianare la strada a questo mondo di dolore.
Le prime a subire le drammatiche conseguenze della guerra dei prezzi e dei mercati sconvolti dal conflitto mondiale sono state ben 6mila imprese, pari al 20,9% del tessuto cosentino. Una su cinque, dunque, rischia di sparire.

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