Il fuoco, le denunce, le indagini, gli arresti e poi... Adesso lo Stato non dovrà lasciare soli gli imprenditori coraggiosi. Quei cantieri taglieggiati dalle ’ndrine hanno bisogno d’attenzione e soprattutto di protezione. La speranza ha un profumo tutto suo. Riesce ad annusarlo solo chi per anni ha vissuto sotto la cappa della violenza, della sopraffazione, della paura. Si aveva e forse, in qualche misura, si continua ad aver paura nella Sibaritide dominata dal tribale sistema delle cosche che rende schiavi, non solo gli imprenditori e gli operatori commerciali, ma anche la gente comune e gli amministratori, che in questo clima devono vivere la quotidianità. La speranza è un venticello fresco in questa terra dove lo Stato – che in passato ha imposto la sua presenza in punta di piedi e perdippiù in ritardo – negli ultimi mesi è arrivato con la puntualità d’un treno svizzero e la giusta irruenza, contribuendo ad anestetizzare quella paura che sovente aleggia in questi territori e dimostrando che le leggi e il codice penale non sono è un orpello o dei vuoti sostantivi ma una realtà tangibile, evidente. I cinque arresti degli ultimi mesi hanno smorzato il generale clima di tensione e quella perenne sensazione di paura. Perché si ha sempre paura in questi posti. Si ha sempre paura per qualcosa che deve accadere. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza