Le ultime inchieste condotte dalla Dda mostrano come le aziende della Sibaritide, dell’Alto e del Basso Jonio siano strette sempre più nella morsa delle ’ndrine. L’arresto di Leonardo “Nino”, Abbruzzese, di 37 anni, Francesco Faillace, di 39 anni e Francesco Genovese, di 55 anni, tutti del posto e accusati, in concorso tra loro, di tentata estorsione aggravata dal metodo e dalla finalità mafiosa, è solo l’ultimo degli esempi di questo fenomeno. Ci sarebbero loro secondo gli inquirenti – il procedimento, lo ricordiamo, è ancora nella fase delle indagini preliminari e gli indagati sono da considerarsi innocenti fino al terzo grado di giudizio – dietro l’incendio che la notte tra il 2 e il 3 luglio ha distrutto due betoniere e una betonpompa nell’impianto di calcestruzzi e di inerti della ditta “Sposato P&P Srl”, sito in contrada Salinari al confine tra i comuni di Francavilla e Cassano, che fornisce materiale alle società impiegate nella realizzazione del terzo megalotto della Statale 106. Le misure erano scattate all’inizio della scorso settimana. Già nel mese di maggio i Carabinieri della Compagnia di Cassano avevano arrestato altre due persone con la stessa accusa. A finire in manette, in quel caso, erano stati Alessandro Cerchiara, cassanese di 31 anni, e Piergiorgio Siciliano, di 40anni, originario di Amendolara. I due soggetti, anche loro ritenuti dagli inquirenti vicini alla supercosca Zingari-Forastefano, avevano intenzione di mettere le mani su una parte dei fondi destinati dal Comune di Cassano alla costruzione dei loculi cimiteriali.
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