Veleni disseminati sul territorio e in alcuni casi contenuti nel sottosuolo. Da Paola a Scalea si attendono da anni le opere di bonifica. I piani di intervento - in alcuni casi annunciati - nel concreto però poi col passare del tempo non sono mai stati attuati. Sarà adesso la volta buona? Se la Valle del fiume Oliva di Amantea e le aree adiacenti ai capannoni della Marlane tra Praia a Mare e Tortora sono stati al centro dell’attenzione, per contro invece erano quasi finite nel dimenticatoio le storie delle discariche di Scalea e Paola. Vicende in alcuni casi “sotterranee” come quei rifiuti che giacciono nel loro sottosuolo. L’ex responsabile della Protezione civile della Calabria, Carlo Tansi, ha messo a nudo qualche mese fa il problema della discarica a cielo aperto di Piano dell’Acqua di Scalea. Il sindaco Giacomo Perrotta ha, proprio qualche giorno fa, promesso un intervento tracciando il quadro di una situazione che si trascina insoluta da nove anni, da quando la Procura di Paola ha chiuso la discarica. Tutti i rifiuti esistenti ricordiamo vennero raggruppati con ruspe e sepolti da tonnellate di terreno. Di discariche “sepolte” si è parlato per anni a suo tempo anche a Paola. Nel 2010 a seguito di segnalazioni nei pressi del ponte sulla vecchia strada Paola-Cosenza posta sul valico della Crocetta il coordinatore dei grandi rischi della regione Calabria rilevava che i rifiuti di una discarica - oggi dismessa – sono stati riportati alla luce da un evento franoso. Il suddetto ponte è stato intasato da ogni conceria di pattume. E il dipartimento regionale aveva quindi invitato – lo ricordiamo - ad adottare i provvedimenti per la messa in sicurezza e il risanamento dei luoghi. L’intervento effettuato però sarebbe stato solo tampone e di un concreta bonifica delle zone non si sarebbe mai vista l’ombra.
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