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Cosenza, Consiglio comunale a sostegno delle donne iraniane: “Violenze da condannare”

Bianca Rende

Il Consiglio comunale di Cosenza "di fronte all’escalation di violenza e di atti repressivi delle libertà individuali, a Teheran e in tutto l’Iran, che hanno visto il 16 settembre scorso l’arresto e la successiva morte ad opera della polizia della morale kameinista della giovane 22enne curda, Mahsa Amini, ritenuta colpevole di comportamenti offensivi della morale per il solo fatto di non aver indossato correttamente il velo (hijab) imposto dal regime a tutte le donne (vicenda a cui ha fatto seguito una vera e propria esplosione di manifestazioni e proteste da parte del popolo iraniano e conseguente inasprimento della repressione governativa con decine di vittime, oltre 1200 arresti e un numero incalcolabile di violenze e torture) esprime il proprio sostegno e la incondizionata e piena solidarietà alle donne, alle studentesse, agli studenti in rivolta a Teheran ed in ogni zona dell’Iran, condannando la sanguinosa repressione attuata dalle autorità iraniane contro le manifestazioni delle donne che stanno lottando per la libertà e la pari dignità, aderisce alle manifestazioni, che nel nostro Paese ed in tutto il mondo occidentale, si stanno svolgendo in favore del popolo iraniano condividendone lo slogan “Donna, vita e libertà” che sfida il sistema patriarcale e si oppone a quelle leggi discriminatorie in merito alle disuguaglianze di genere e ai pari diritti".
Allo stesso tempo, il Consiglio chiede al Governo italiano, all'Unione europea e alla Comunità internazionale di "condannare fermamente la repressione delle proteste seguite alla morte di Mahsa Amini e di intervenire presso le Autorità iraniane per porre fine alla persecuzione delle donne che protestano contro le leggi islamiche tra le quali quelle sull’abbigliamento che impongono l’obbligo di indossare il velo, affinché cessino le umiliazioni, le politiche discriminatorie e la privazione dei diritti nei confronti delle donne, dei minori e delle minoranze etniche e religiose. Si esprime inoltre una ferma condanna all’obbligo, previsto dall’articolo 638 del codice penale islamico vigente in Iran, secondo il quale alle donne è fatto obbligo di indossare l’hijab in pubblico chiede che si avvii con immediatezza un'indagine rapida e imparziale sulla morte di Amini, di cui dar conto alla comunità internazionale
chiede che, in Iran come ovunque, le istituzioni operino con la massima determinazione per garantire il diritto all'autodeterminazione delle donne, il superamento di ogni forma di discriminazione e l'uguaglianza di diritti e opportunità in ogni ambito della vita collettiva, così come previsto dalla Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna, adottata dalle Nazioni Unite nel 1979 e ratificata dall’Italia nel 1985". Lo rendono noto i consiglieri Bianca Rende e Francesco Luberto.

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