I passi lenti e le parole appropriate che accompagnavano i loro ragionamenti ti accolgono quando risali per corso Telesio. Aulo Giano Parrasio, Sertorio Quattromani e Bernardino Telesio li immagini a pochi metri da te, mentre discettano di filosofia, storia, letteratura. E, più avanti, quando compare quel monumento alla cristianità che è la Cattedrale, ti sembra di poter scorgere, fiero e impettito, il più grande e eclettico tra gli imperatori di sempre: Federico II di Svevia, detto lo “stupor mundi”. Lui è la, di fronte a te, intento ad assistere, nel 1222, alla consacrazione della struttura religiosa in cui verrà poi sepolto suo figlio, Enrico, inteso come “lo sciancato”. Chiudi gli occhi e sembra che tutto accada di nuovo, proprio davanti a te. Prendi fiato, allughi lo sguardo e riprendi a camminare: poche centinaia di metri e arrivi al cospetto del più bello tra i teatri calabresi di tradizione. Dall’alto è sorvegliato dall’austero castello, mentre gli alberi centenari della Villa vecchia lo osservano ammirati sfidando i venti e le stagioni.