Solo chi finisce tra le ganasce del male può sapere quanto sia difficile vivere a contatto col cancro in una Calabria che resta in coda nella prevenzione e nel percorso diagnostico-terapeutico. Il Covid ha spinto in fondo alla fila tutte le patologie ordinarie, comprese quelle oncologiche. In due anni il dato degli screening e dei controlli periodici è crollato con inevitabili ripercussioni sull’efficacia delle cure. La flessione delle nuove diagnosi è perfettamente in linea con la diminuzione dell’attività ambulatoriale determinata dalla pandemia. La ripresa dei controlli coincide con il ritorno della mobilità passiva. Viaggi della speranza che sono tornati a crescere non solo per le diagnosi ma anche per gli interventi chirurgici per l’asportazione dei tumori maligni, nonostante i tempi d’attesa per l’intervento chirugico si avvicinino alla soglia dei 30 giorni. Secondo i dati Agenas aggiornati al 2021, in Calabria, il paziente oncologico grave finisce in sala operatoria entro il mese nel 92,80% dei casi nel privato e nell’84,60% nel pubblico. Pesa, invece, l’attività di screening che prosegue a rilento. Esami preventivi per la diagnosi precoce di cancro alle mammelle si muovono a rilento nel territorio dell’Asp di Cosenza. All’anno zero, invece, lo screening dei tumori colorettali.
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