L’influenza stagionale comincia a diventare un martello infuocato sulle attuali fragilità di una rete di assistenza sanitaria territoriale che non è in grado di arginare la marea umana che si sposta ogni santo giorno verso il Pronto soccorso dell’“Annunziata”. E in quell’imbuto finiscono quotidianamente centinaia di esistenze in cerca di risposte. Le loro domande sono rivolte, ma a volte solo sospirate, ai due soli medici per turno che si ritrovano in quelle stanze gonfie di un miscuglio avvilente di malattie e di sofferenza che s’impasta con la rassegnazione. Ieri, il nuovo primario, Pietro Scrivano, è rimasto mattina e pomeriggio in corsia per rafforzare i ranghi. E’ raro vedere tre medici nel reparto di accoglienza dove il tempo non sembra mai bastare perché c’è sempre un’ambulanza che arriva dalla provincia con un caso disperato. Da qualche giorno si combatte con l’influenza stagionale. Ieri sera c’erano due casi di pazienti piegati dal male di stagione con sintomi importanti. Spesso è difficile trovare un medico di guardia perché si è spostato o perché la continuità in quel paese non è garantita tutti i giorni. E così, spesso, ci si affida al 118 o, in alternativa, si va direttamente al Pronto soccorso perché non esiste un filtro sul territorio. Un destino che vivono anche gli ospedali spoke costretti a garantire l’assistenza pur in presenza di una conclamata carenza di personale. Con reparti sgangherati che spesso finiscono per essere chiusi per mancanza di medici e infermieri. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza