Le porte del Pronto soccorso dell’“Annunziata” sono la cerniera tra due mondi, quello che si lascia alle spalle e l’altro che si incontra appena superata la soglia. Le sue piaghe si mostrano ovunque in mezzo alle stanze della sofferenza, un altrove sospeso nel nulla. Il rumore del dolore fisico non è uguale a niente. È fatto di pianti e di singhiozzi per il male che prosciuga le sorgenti della vita e crea palpitazione. Ma i luoghi di cura, adesso, non sono più gli stessi. I tagli del piano di rientro li hanno trasformati in mondi misteriosamente premeditati e improvvisati, dove non sempre la ricerca della salute può essere soddisfatta. Gli spoke, ormai, sopravvivono al disastro grazie alla buona volontà dei singoli. A Paola-Cetraro, ad esempio, resta in piedi l’unico riferimento per Urologia di tutta l’Asp per merito del primario Di Dio che, ormai, è capo di sé stesso in un reparto inevitabilmente declassato in ambulatorio. Soffrono in periferia ma non scherzano neppure nell’ospedale hub. I quarti di nobiltà acquisiti tra gli anni 70-80 dall’“Annunziata” sono andati perduti nel disastro della mancata programmazione di questi ultimi anni.
Crollo dei lea
Il piano del fabbisogno del personale è stato ignorato e i risultati sono stati portati a galla dai conti del 2021: l’Azienda ospedaliera ha presentato una spesa del personale ridotta di 3,5 milioni di euro. Un risparmio generato dalla politica di gestione delle manager che si sono alternate nella stanza dei bottoni negli ultimi anni rinunciando, praticamente a tutto tra uomini e mezzi e ignorando che con l’organico ridotto, in passato, si era stati costretti a tagliare i posti letto accorpando reparti (in alcuni casi cancellandoli, come è accaduto all’Unità semplice di Allergologia, un principio guasto che sta arricchendo le Sanità di Campania e Sicilia) e spingendo i malati verso altre strutture, lontano dalla Calabria. Inevitabile il crollo dei lea proprio per l’impossibilità di garantire l’assistenza. Il Pronto Soccorso soffre più di tutti perché non c’è un numero sufficiente di medici, infermieri e oss per gestire l’ondata quotidiana di malati che arrivano da tutta la provincia per via della debolezza del sistema di continuità territoriale. Ma ci sono lacune anche in altri reparti chiave come la Ginecologia, la Chirurgia toracica, l’Ortopedia e la stessa Rianimazione. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza