Il sindaco si difende a spada tratta. Per quasi due ore sostiene con le sue risposte il ritmo incalzante delle domande poste dal gip, Piero Santese e dai pm Margherita Saccà e Giuseppe Visconti. Marcello Manna, difeso dall’avvocato Nicola Carratelli, è per professione abituato a sostenere il contraddittorio. Il confronto non l’impressiona. L’interrogatorio condotto dopo la subita applicazione del divieto d’ingresso e dimora nel Comune di Rende, è stata per Manna l’occasione per chiarire giudiziariamente la propria posizione.
L’esponente politico ha detto di essere stato componente di una società - la Marp - con l’imprenditore Massimino Aceto fino al 2014, anno della elezione a sindaco, cedendo poi le quote al figlio Andrea. L’accordo societario non ha mai prodotto guadagni ma perdite e, comunque, Manna ha precisato di non essersi mai occupato della gestione societaria, né di aver mai contribuito direttamente o indirettamente alla esclusione di un altro socio della compagine. Quanto alle altra aziende riconducibili ad Aceto il primo cittadino rendese ha detto di non avervi mai avuto alcuna cointeressenza, né di averle in alcun modo favorite nei rapporti con il Comune. Quanto al bando per l’affidamento del Centro diurno di Quattromiglia, il sindaco ha spiegato di essersi solo impegnato perché venisse affidato a qualcuno, visto che tutte le gare andavano deserte e di aver agito nel solo interesse della collettività.
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