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Cosenza, nella sanità delle code finisce anche il cancro

Una sola Pet nel Cosentino (al “Mariano Santo”) e 45 giorni d’attesa: così svanisce l’efficacia della diagnosi precoce e il male si diffonde. Un paziente oncologico: «Io, alla seconda battaglia con il tumore chiedo aiuto al governatore»

Il Mariano Santo a Cosenza

Uno strumento di diagnostica a tecnologia nucleare come la Pet è merce rara in Calabria. Nel Cosentino ce n’è uno al Mariano Santo, che funziona benissimo e serve l’intera provincia (ma spesso arrivano pazienti anche da altre parti della regione). È l’esame verità che serve ad orientare la filiera terapeutica, a decidere eventuali interventi, a combattere ad armi pari col male killer. Ma la sanità pubblica ha solo questo in mezzo a un panorama disabitato, come la luce del sole nascente.

L’appello a Occhiuto

Saverio Forciniti è un avvocato. Dopo aver sconfitto il primo tumore, adesso affronta una seconda difficile battaglia. La sua voce solleva polvere che si posa su ogni cosa lasciando amarezza. La sua lettera aperta al governatore Roberto Occhiuto serve, perciò, a scuotere la coscienza politica in una terra amara dove tutto sembra scorrere inosservato. E l’alta e splendente malinconia di questa terra ha la sua fonte in una sanità indebolita che non somiglia in niente alla sanità di un tempo. «Scrivo pubblicamente per segnalare il grave disagio che viviamo noi persone fragili calabresi che viviamo nell’hinterland della terza città di questa regione. Nei mesi scorsi, è più volte emersa la volontà di dotare l’ospedale Spoke di Corigliano Rossano di una Pet. Un progetto che potrebbe essere d’aiuto ai tanti pazienti che, purtroppo, continuano a moltiplicarsi secondo una equazione senza soluzione. Non è possibile che i tantissimi pazienti di questa nostra provincia (e molti con patologie anche gravissime) debbano aspettare mesi per fare controlli di routine oppure debbano recarsi fuori regione, percorrendo centinaia di chilometri per effettuare questo esame diagnostico necessario».

Liste d’attesa

La Pet, a differenza degli altri esami diagnostici, consente di rilevare alterazioni funzionali di organi ed apparati anche molto precoci. Dunque, tanto più rapida è la fase di accertamento tanto più efficace può essere la cura oncologica. L’elemento rapidità è fondamentale nel protocollo. Ma nel Cosentino è impossibile giocare d’anticipo in mezzo alle difficoltà di sottoporsi a un esame o a farsi visitare. L’avvocato Forciniti segnala i muri contro i quali i pazienti oncologici vanno quotidianamente a impattare: «Purtroppo, i tempi di attesa medi al Mariano Santo sono di 45 giorni, e non per colpa dei medici. La cosa più assurda è che l’accertamento diagnostico non può essere prenotato attraverso il Cup. Per entrare in lista bisogna rivolgersi direttamente alla struttura. Una prassi assurda che vale anche per altri esami specifici come la scintigrafia.

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