Due medici per una sessantina di casi, ma in certi giorni è anche peggio. E quello che fanno i “camici bianchi”, gli infermieri e gli oss in Pronto soccorso assomiglia sempre di più a un miracolo. Gli ospedali in Calabria sono così ovunque. La carenza cronica di personale non consente di mantenere a galla strutture efficienti. L’obiettivo dei lea resta un miraggio in servizi assistenziali dopo tredici anni di commissariamento del sistema salute. I segni della resa sono evidenti nella prima linea dell’“Annunziata”, un altrove camuffato in reparto di accoglienza dove, in realtà, la gente resta ammassata per ore e, in alcuni casi anche per giorni in ambienti inadeguati e insicuri. Tra quelle mura si percepisce chiaramente la resa di uno Stato incapace di assicurare cure dignitose ai suoi cittadini. L’operazione-risparmio ha generato macerie. Spesso si attribuiscono le code ad accessi inappropriati e alla rete territoriale che non funziona. In realtà, i tagli di posti letto e di personale, effettuati in tutti gli ospedali pubblici, sono la causa principale di quelle code di malati in attesa del responso, di una visita, di una cura.
Medici in fuga
L’emorragia dei camici bianchi, in epoca di commissariamento per il rientro del debito sanitario, è difficile da gestire. L’Azienda ospedaliera ha cominciato a interpellare il personale di altri reparti per la copertura di turni in vista delle festività natalizie. Un bisogno, una necessità per evitare ulteriore sofferenza a un reparto che si accinge a perdere un altro medico che ha vinto un concorso in un’altra struttura. Il leader regionale della Fismu, Claudio Picarelli, è preoccupato: «Purtroppo, l’attuale management non è riuscito a riorganizzare il Pronto soccorso. Bisogna metterci mano per davvero altrimenti la situazione rischia di peggiorare con la risalita del Covid e con l’arrivo delle patologie stagionali».
Casi ortopedici
In alcuni giorni finiscono in coda anche i pazienti con fratture del femore. Racconta Picarelli: «Nei giorni scorsi ne abbiamo avuti 6 o 7 di casi, con diversi anziani, in attesa di un letto. Il problema è che in Ortopedia i posti sono quelli e così si può aspettare anche per giorni un intervento che, in genere, non è complesso perché, purtroppo, esiste l’altro problema, quello di una sala operatoria che non è sempre disponibile. Sarebbe opportuno bloccare temporaneamente gli interventi di chirurgia in elezione per dare la possibilità di alleggerire la lista d’attesa attuale in Ortopedia che si è allungata anche perché pare che sia stato esaurito il budget a disposizione dei privati ed è impossibile deviare pazienti nelle strutture accreditate secondo la prassi utilizzata per ridurre le code. E così aumentano i tempi d’attesa che generano anche un’impennata di costi per la sanità».