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Ospedale di Cosenza, mancano 36 milioni dalla Regione

Gli accorpamenti dei reparti decisi dalle precedenti gestioni hanno ispirati dolorosii tagli alle risorse. Ziccarelli (Anaao): «Filippelli ha ereditato macerie. Senza soldi in cassa, cosa si può fare?» Intanto l’“Annunziata” riattiva il servizio di Allergologia che sarà guidato da Enrico Scarpelli

L’ospedale è sempre lì, con quel suo profilo tratteggiato da linee ripide, pesanti e cupe. Una tristezza e un dolore che scavano ancora dentro macerie informi che costituiscono l’eredità di tredici lunghi anni di inutile commissariamento. Tredici anni di tradimenti che hanno trasformato la sanità in Calabria in una equazione senza soluzione. Soprattutto, qui, nella provincia più vasta della regione. Perché è nel Cosentino che si vive, più che altrove, l’emergenza senza fine della mancanza di letti disponibili con ospedali che restano “chiusi” anche ai “codici rossi”, ambulanze che viaggiano senza medici, malati che continuano a scappare verso il Nord o i privati. Questa città vive drammaticamente più degli altri centri periferici la crisi di posti nelle corsie, un disastro introdotto dal piano di rientro della spesa che ha finito per ampliare i confini del disavanzo pubblico. Conti in rosso e qualità di servizi sempre più precaria. Il Pronto soccorso è diventato il simbolo della resa, un reparto trasformato in un fronte di guerra aperto sotto il quotidiano assedio di malati più o meno gravi con pochi medici e pochissimi infermieri. I pazienti più gravi vengono posteggiati nelle stanze della degenza in attesa che si trovi un “buco” da qualche parte. Gli altri aspettano, ore. A volte anche giorni. Ed è sempre la stessa storia. In corsia, ormai, non entrano più nemmeno i moribondi. All’“Annunziata” non sanno più cosa inventarsi per fronteggiare l’emergenza senza fine. Ma a Roma, da anni, nessuno sente il lamento dei malati calabresi. Nessuno ascolta medici e infermieri che resistono coraggiosamente in trincea rischiando anche l’incolumità.

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