La sanità in Calabria è una storia di reparti accorpati e posti letto cancellati. Di medici andati in pensione e non sostituiti per ragioni di bilancio. Di un organico di infermieri sempre più rarefatto e di liste d’attesa che continuano a gonfiarsi. Le richieste di ricovero viaggiano inutilmente via telefono, da un un ospedale all’altro, da un Pronto soccorso all’altro. Ovunque, è un disastro. Si cercano varchi che non si trovano e, nel frattempo, si spera che il paziente sopravviva al suo male. In queste condizioni, sarebbe meglio non ammalarsi. Per decenni, il sistema salute è stato l’albero della cuccagna della politica. Un fiume di risorse sprecate che ha generato il crac del sistema. Un disastro che ha ispirato la catastrofe di un piano di rientro senza alcun profitto. Il progetto di riordino finanziario avrebbe dovuto rimettere a posto i conti del sistema salute facendo lievitare i lea e consentendo alla Calabria di avvicinare quelle regioni più virtuose che offrono servizi e assistenza di qualità. Nella realtà, la sanità è entrata in un cono d’ombra con ospedali svuotati e Pronto soccorso affollati.
Manager
Il governatore Roberto Occhiuto deciderà nelle prossime ore sui commissari di Aziende sanitarie e ospedaliere in Calabria. Ci sarà un mini turn over, non una vera e propria rivoluzione. Quasi certa la conferma di Antonello Graziano all’Asp, mentre vacilla la poltrona di Gianfranco Filippelli alla guida dell’“Annunziata”. La sua gestione, durata poco più di sei mesi (come quella di Graziano), è finita nel tritacarne proprio per non essere riuscito a portare fuori dal campo minato il Pronto soccorso. Ma, francamente, serviva un miracolo. E non certo per la possibilità di una organizzazione diversa della prima linea dell’ospedale hub. Del resto, il Ministero della Salute valuta come soglia di sostenibilità del reparto di accoglienza la cifra di 70mila accessi all’anno. Una quota che prima del Covid veniva puntualmente sforata. Ma dopo la pandemia, le persone che hanno varcato quella soglia in cerca di assistenza hanno raggiunto al massimo quota 50mila, un terzo dei quali trattati nei Pronto soccorso pediatrico e ginecologico. Dunque, 35mila pazienti acuti in transito rappresentano appena la metà del tetto della gestibilità per un Hub. Eppure in quelle stanze con pochi medici e pochissimi infermieri le code di lettini e barelle si allungano con il passare delle ore. Ci sono malati in attesa del responso del tampone e di un ricovero. Tutti ammassati dentro quelle stanze, nei corridoi, su sedie o barelle incerottate, uno dietro l’altro, uno accanto all’altro. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza