Il sipario cala in un giorno difficile, impregnato di amarezza, risentimento e rabbia. Atmosfera surreale nella biblioteca di via Migliori dove Gianfranco Filippelli vive il suo ultimo giorno da commissario. Il manager “dimissionato” da Occhiuto (nei corridoi si sussurra di una decisione obbligata) ha scelto di parlare all’“Annunziata” piegata su un fianco, non da una scialuppa ma da quel ponte di comando, occupato per sei mesi. Mezzo anno che non è bastato a rianimare un ospedale alla canna del gas. Il suo obiettivo di risalire la china verso una sanità di qualità, di recuperare il senso di appartenenza, l’orgoglio identitario, è deragliato in mezzo alle pieghe di criticità insanabili. I “camici bianchi”, sottovoce, indicano un possibile “complotto” amministrativo: «Non tutti hanno remato nella stessa direzione». Ma nessuno spiega, nessuno indica i “traditori”.
L’analisi di Filippelli
Il collasso dell’Azienda ospedaliera, secondo il commissario uscente, è, soprattutto, la ricostruzione storica di un fallimento che ha radici più profonde dell’ultimo governo e portano indietro nel tempo quando le precedenti gestioni hanno forgiato un management “zoppo”. Il tentativo di Filippelli di rafforzare i fragili argini assistenziali si è infranto sugli scogli di un’area amministrativa “acefala” con ben tre settori strategici privi di direttori: Provveditorato, Risorse umane e Affari generali. Una «eredità di un passato disastroso» scandagliato attraverso un’analisi cruda, impietosa, che non può essere attribuito all’oncologo “dimissionato”. Concorsi per l’assunzione del personale e gare d’appalto per l’acquisto di beni e strumentazioni necessarie sono in lista d’attesa in mezzo alla ragnatela di uffici in via San Martino. Ai medici, il commissario ha spiegato anche di non aver potuto chiamare direttori amministrativi e sanitari di fiducia perché ha trovato le poltrone già occupate «da professionisti nominati da chi mi ha preceduto». Una visione condivisa dai “camici bianchi”. Qualcuno ha parlato di «tempesta perfetta col blocco dei finanziamenti e il blocco degli uffici amministrativi che hanno generato la paralisi gestionale». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza