I fotogrammi sono chiari. In sella a una bici, accanto a quella inforcata da Francesco Lepera, c’è il complice: è snello, agile e giovanissimo. I rilievi antropometrici fatti eseguire dal pm antimafia Alessandro Riello ne rivelano quasi l’età biologica: il volto, però, è coperto da un cappellino sportivo con visiera e da una mascherina chirurgica; le mani avvolte in guanti di lattice. È il secondo killer e fa parte del gruppo disarticolato dalla procura diretta da Nicola Gratteri. Spara pure lui contro Pasquale Aquino, 57 anni, assassinato il tre maggio scorso nella frazione Schiavonea di Corigliano. Le armi usate contro la vittima sono due: una pistola calibro 7,65 “Berardelli” e una mitraglietta “Skorpion” calibro 9. E i carabinieri del colonnello Agatino Saverio Spoto, le hanno pure ritrovate. Lepera e il “compare” s’intendono al volo: comunicano con piccoli sguardi e gesti rapidi. Le telecamere di videosorveglianza immortalano mimica e movenze. Chi è il sicario entrato in azione per conto del gruppo di contrada “Fabrizio Grande”? La domanda è ancora senza risposta ma potrebbe non rimanerlo per molto.
Il ventunenne Francesco Lepera, eseguita la missione di morte, lascia la scena del delitto in sella alla bici insieme all’altro misterioso “azionista”. Percorrono insieme un breve tratto di strada e poi si separano. Manuel Intrieri, 21 anni, che ha fatto da “palo” durante la consumazione del delitto, viene individuato grazie alle immagini degli impianti di videosorveglianza installati nell’abitato di Schiavonea.
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