Non si spengono le polemiche rispetto a quanto accaduto martedì scorso durante l’ultimo consiglio comunale. Sotto accusa, da una parte, è il presidente del consiglio Gaetano Morrone. «È grave e senza precedenti la decisione del presidente del Consiglio comunale di Rende di chiudere anzitempo e improvvisamente i lavori del Consiglio e impedire allo stesso Consiglio di discutere il documento delle minoranze con il quale si proponeva la fine della consiliatura», ha avuto modo di ribadire più volte il consigliere Mimmo Talarico a margine della seduta. Rincarando la dose, insieme al gruppo della Fed: «Il Presidente Morrone, approfittando di un conciliabolo di pochi minuti e di ruotine dei consiglieri di minoranza per decidere su chi tra gli stessi consiglieri dovesse intervenire, ha posto fine ai lavori del Consiglio, senza tra l’altro passare alla seconda fase dell’esame del punto all’ordine del giorno, che prevedeva la dichiarazione di voto e il voto stesso». E ciò è avvenuto dopo che le minoranze avevano atteso per un’ora che i gruppi di maggioranza si riunissero per discutere al loro interno del punto in questione. «Quanto accaduto è un atto, l’ennesimo, che matura in un contento segnato dalle note vicende giudiziarie e che hanno minato la credibilità dell’Amministrazione di Rende. La città è senza sindaco, vicesindaco, assessore ai lavori pubblici, senza dirigenti e funzionari apicali, con la commissione di accesso insediata e la maggioranza va avanti come se nulla fosse. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza