Appuntamento con la tradizione. Cosenza si appresta a godere, come tradizione impone, la giornata particolare con “‘a viijlia”. Di binomi passati alla storia ognuno di noi ne conosce diversi, ma se diciamo Natale, in città, cosa segue immediatamente? Presepe? Albero? Regali? No. Natale, nella città dei Bruzi, va a braccetto con turdilli e cuddrurieddri. È la festa del fritto, delle case che odorano di pietanze dai profumi antichi e delle grandi abbuffate. Il Natale è anche il trionfo della cucina tradizionale che celebra i prodotti locali in un susseguirsi di piatti colorati e gustosi. Le preparazioni del cenone della Vigilia sono tante, 13 per esattezza, e tutte rigorosamente di pesce. Guai a mangiare carne. La scelta del numero tredici rimanda alla fase apostolica di Gesù e quindi alla presenza dei dodici apostoli che sedevano durante il Cenacolo intorno a Cristo. Non può mancare a “pasta cura muddrica e ri sarde”. La pasta con le vongole, il baccalà in umido, il pesce. Per i più tradizionalisti, non possono mancare i “vruacculi i rapa”. E, a fine pasto, lupini, castagne, arance, mele e dolci della tradizione: turdilli, scalille, pitta mpigliata, chinulille. La sera della Vigilia, poi, si lascia tutto apparecchiato sulle tavole perché si dice che “u Bumminiaddru” viene a mangiare. Ma guai a sedersi a tavola prima della Gloria e degli spari. Poi, i più anziani, davanti al camino, insegnano alle nuove generazioni. la litania “d’u sfascino”. Perché, anche se non tutti credono al malocchio, è bene non farsi trovare impreparati. Tutti però si chiedono, perché a Cosenza le campane suonano alle 21? Le leggende sono diverse e la più antica risale al ’500. Si dice che a quel tempo, un signorotto spagnolo si innamorò di una giovane cosentina, Polidora che lo rifiutò. Lui giurò che la avrebbe avuta prima della mezzanotte di Natale. Polidora si rifugiò dal vescovo di Cosenza che promise che mai avrebbe permesso che qualcuno la prendesse, ma alla fine il vescovo cedette allo spagnolo in cambio di denaro. La sera del 24 permise agli uomini del signorotto di entrare nel vescovado a prendere Polidora che vedendosi perduta si buttò dalla finestra. Erano le 21 in punto. Da allora i cosentini, per protestare contro il tradimento anticipano il Natale alle 21 del 24 dicembre. Ci sono poi anche altri racconti. C’è chi dice che in tempi antichi, nei vari conventi e monasteri, alle 21 si concludeva un lungo digiuno; chi parla del coprifuoco ai tempi della guerra; chi invece parla di un vescovo cosentino che non avendo la pazienza di aspettare la mezzanotte, impose a tutta la diocesi di suonare la Gloria alle 21, così da andare tranquillamente a riposare. E a fine serata, l’appuntamento più atteso dai cattolici: veglia di Natale al Duomo alle 23,30 che sarà celebrata dall’amministratore apostolico, monsignor Giuseppe Piemontese.