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Amantea – Campora San Giovanni, nessun referendum secessionista

Un panorama di Campora San Giovanni

Tutto rimandato. Il referendum secessionista voluto dalla Regione Calabria, su indicazione della proposta di legge di modifica dei confini territoriali di Campora San Giovanni “firmata” dal consigliere Giuseppe Graziano non si effettuerà fino al pronunciamento del Tar di Catanzaro che dovrà entrare nel merito della questione. Lo ha disposto il Consiglio di Stato che ha deciso così di accogliere l’istanza cautelare prodotta dal Comune di Amantea rinviando la valutazione di merito al Tribunale amministrativo regionale della Calabria.

I giudici del Consiglio di Stato, nel ritenere inammissibili le richieste della Regione, del Comune di Serra d’Aiello e dell’associazione “Ritorno alle origini di Temesa”, non solo hanno accolto l’istanza di sospensiva, ma hanno evidenziato come sia stata “lesiva” l’eccessiva l’accelerazione impressa dall’ente regionale per indire la consultazione popolare, in considerazione del fatto che prima di dare adito a tale azione si sarebbe potuto attendere il giudizio di merito dello stesso Tar. Nella sentenza, tra le altre cose, si legge inoltre che “non sussistono situazioni di urgenza che impongano lo svolgimento del referendum consultivo, anteriormente alla decisione di merito in cui vanno necessariamente affrontate, per la loro complessità, le questioni poste dai motivi di ricorso”. Tra le criticità evidenziate, gli stessi giudici fanno rilevare che l’individuazione degli elettori interessati o di alcuni gruppi di elettori residenti sul territorio dei comuni interessati sia avvenuto senza “un interesse qualificato, secondo l’ordito normativo”. Viene di fatto così accettato la questione della dimensione numerica e demografica che la modifica territoriale dei confini di Campora San Giovanni avrebbe comportato.

«Tale questione – riportano i giudici nella sentenza - non può prescindere da una lettura costituzionalmente orientata e, pertanto, dalla compiuta valutazione nel merito degli articolati profili di censura, concernenti la carenza, l’inadeguatezza e l’irragionevolezza della motivazione nonché il difetto di una approfondita istruttoria che vizierebbero gli atti impugnati, alla luce dei parametri e criteri indicati dalla disciplina di legge in subiecta materia e per quanto in particolare attiene all’aspetto concernente l’attuale assetto urbanistico, la dotazione infrastrutturale dei territori comunali interessati dalla modifica proposta e il rispetto del limite minimo di popolazione del Comune appellante, come eventualmente risultante dalla detta modifica».

«Consideriamo – spiega il sindaco Vincenzo Pellegrino - la decisione assunta dal Consiglio di Stato solo un passaggio, sia pur importante, del percorso che porterà al giudizio di merito. Il Consiglio di Stato ribalta la decisione del Tar che per ben due volte si era espresso con il rigetto delle istanze prodotte. Chiedevamo la sospensione in attesa che fosse il Tar a valutare il merito di quei delicati aspetti. E ora saranno proprio i giudici amministrativi calabresi a compiere questo passo. Siamo fiduciosi e nel contempo rispettosi delle decisioni che saranno in quella sede adottate».

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