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Caso Bergamini a Cosenza, il barista: “Quella sera entrò una ragazza, era disperata!”

Nuove testimonianze al processo istruito in Corte di assise per far luce sulla morte del calciatore. Il legale di parte civile Fabio Anselmo: «Chi chiamò i carabinieri?»

Denis Bergamini

Il “giallo” infinito. La Corte di assise (presidente Paola Lucente; a latere Marco Bilotta) sta tentando di far luce sulla morte di Denis Bergamini, l'ex centrocampista del Cosenza - amatissimo dalla tifoseria - morto in circostanza sospette la sera di sabato 18 novembre 1989 lungo la Statale 106 ionica, in territorio di Roseto Capo Spulico. I giudici stanno ascoltando decine di testimoni per ricostruire cosa realmente accadde in quella tragica sera di autunno. Nel processo è imputata di concorso in omicidio, aggravato dalla premeditazione e dai motivi futili, l’ex fidanzata del calciatore, Isabella Internò. La donna, difesa dagli avvocati Angelo Pugliese e Rossana Cribari, che si trovava in compagnia della vittima al momento del decesso, ha sempre accreditato la tesi del suicidio.
La prima ad essere sentita in dibattimento, ieri, è stata Franca Giovanna Valerio che, insieme alla sorella, si trovava a bordo del furgone condotto dal cognato, Rocco Napoli, che transitò sul luogo della morte di Bergamini poco prima della tragedia. La teste ha detto di avere visto un giovane accanto ad una macchina di lusso e una ragazza bionda al suo interno. «Il ragazzo - ha detto - aveva le braccia conserte ed era appoggiato alla macchina, aveva un maglione chiaro. La ragazza era seduta in auto. Il giorno dopo, parlando con mia sorella, ho appreso che c’era stato un incidente e che quel ragazzo che avevo visto era morto. Mia sorella mi disse che si trattava di un giocatore del Cosenza». Il pm Luca Primicerio ha contestato alla teste le precedenti deposizioni rese alla magistratura inquirente, nelle quali indicava una posizione diversa di Bergamini.
Dopo è stata la volta di Mario Infantino, titolare del bar tavola calda nel quale Isabella Internò si fece accompagnare per fare delle telefonate. Infantino ha detto che «due persone entrarono quella sera: la ragazza era disperata e mi chiese dei gettoni per telefonare e poi disse di dover andare al bagno. Poi entrò un carabiniere che se la prese e andarono via». A causa dell’età del teste e di alcune difficoltà di comprensione, perché affetto da presbiacusia, la Corte ha deciso di acquisire i verbali resi da Infantino nel corso degli anni.Al termine dell’udienza, l’avv. Fabio Anselmo, legale di per la parte civile per la famiglia Bergamini, ha detto: « A distanza di 30 anni ricostruire i minuti credo sia difficile, ma abbiamo gli atti ufficiali dei carabinieri che ci dicono che la chiamata per l’incidente arriva alle 19.30 e che nessuno dei presenti ha mai chiamato i carabinieri e non si sa chi li abbia chiamati. Inoltre, nessuno ci sa dire perché la polizia è sul posto». Si torna in aula il 2 febbraio prossimo.

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