«Non è vero che per quanto riguarda il Museo di Alarico non si possa tornare indietro. L’amministrazione comunale sa bene di bluffare. Di non raccontare la verità». Non molla il “Comitato piazza piccola” che torna alla carica sulla vicenda del Museo di Alarico la cui nascita è prevista sulle ceneri dell’ex albergo Jolly. Un’area, quella di Lungo Crati, all’altezza della confluenza dei due fiumi, che come abbiamo scritto più volte, è avvolta nel degrado. Il cantiere è pieno di rifiuti, resti di materiale e altro ancora che non rappresentano un bel biglietto da visita nel momento in cui si varca una delle porte del centro storico.
«Nel periodo elettorale ogni candidato punta in alto, si propongono soluzioni fantastiche e ricette infallibili per sanare ogni problema cittadino», si legge in un documento del Comitato, «Franz Caruso non è stato da meno, in campagna elettorale e durante i primi mesi da neo-sindaco, non si è risparmiato nel promettere un destino diverso per il centro storico e per le varie opere in cantiere, come il viale Mancini, l’ovovia e il museo di Alarico. Parlando di quest’ultimo, più volte il sindaco ha detto di non avere nessuna intenzione di proseguire con il progetto manifestando anzi l’intenzione di promuovere altre figure come quella di Telesio, più rappresentative della città, ma soprattutto ha parlato della rimodulazione del progetto per regalare alla città vecchia una grande area verde che la ricongiungesse con il centro urbano. Sono diversi mesi che chiediamo risposte a proposito della destinazione del cantiere, ma da Palazzo dei Bruzi nessuno chiarisce. la situazione. Tranne l’assessore Incarnato la quale ha detto che si va avanti con il vecchio progetto».
Il “Comitato piazza piccola” chiede all’attuale giunta «quale sia il grande freno che la attanaglia». E aggiunge: «Forse non è conveniente mettere in atto delle pratiche che costituiscano un punto di rottura con quei poteri che hanno governato la città?». Per il Comitato «non è vero che si possa dare una destinazione diversa al progetto del Museo di Alarico». E fanno riferimento al capitolato d’appalto per la progettazione e l’esecuzione dei lavori nel quale «diversi articoli indicano che si possono mettere in campo delle variazioni». In particolare il capo 7, viene detto, che riguarda la variazione dei lavori. «Gli Enti (soprintendenza su tutte, visto che l’Avvocatura dello Stato per ora ha preferito non intervenire sul caso) che sono preposti alla tutela e alla salvaguardia di ciò che ancora, con difficoltà, resiste al degrado e all’incuria già si erano, giustamente, espressi contro progetti che, sia per ragioni legali sia per considerazioni culturali», conclude il Comitato che ipotizza la creazione di un luogo di aggregazione sociale per persone di tutte le età, «cozzano con il bene di questa città, continuino nella loro azione di controllo. Anzi, si facciano parte diligente nel guidare la presente Amministrazione verso la tutela dell’esistente e verso scelte - condivise - che rispondano al bello e al buono per questa città».
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