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Ospedale “Annunziata” di Cosenza, il riscatto in dieci mosse

I sindacati dei medici e il commissario De Salazar hanno definito l’accordo che prevede il rilancio dell’ospedale

Gli echi della sofferenza deformano le trame di una sanità che in Calabria ristagna perennemente nei labirinti dell’emergenza. Un sistema che segue la parabola del destino che, da sempre, attraversa questa nostra terra. Le rotte delle disuguaglianze assistenziali rischiano di dilatarsi definitivamente nei lea continuando a gonfiare i costi della mobilità passiva diventati insostenibili per un sistema-salute che a fatica tenta di riemergere dalla sua perenne convalescenza. Il governatore-commissario, Roberto Occhiuto, sta provando a riscrivere la storia della regione col martello infuocato per riaprire tutti i sepolcri murati negli anni. Interventi con cui si cerca di ridurre la distanza della Calabria dal resto dell’Europa. In mezzo agli atti vergati per garantire migliori cure e assistenze ai calabresi c’è anche la nomina del commissario dell’Annunziata. Vitaliano De Salazar, il manager d’origini catanzaresi, che in vent’anni ha guidato mezza dozzina di poli sanitari d’eccellenza nella Capitale. Occhiuto lo ha chiamato per rafforzare i fragili argini dell’ospedale di Cosenza, la sua città. E De Salazar ha speso il suo primo mese a studiare vizi (tanti) e virtù (poche) dell’hub. Una ricognizione approfondita che è cominciata dal Pronto soccorso ed ha attraversato tutti i reparti. E, nelle ultime ore, il commissario ha accettato l’incontro con i sindacati dei medici. Un vertice come ai vecchi tempi, quando alla guida dell’Azienda c’era Achille Gentile al quale De Salazar ha affidato il difficile compito di guidare l’articolazione amministrativa per aiutare l’“Annunziata” ad uscire in fretta dal suo lungo lockdown con concorsi senza medici e appalti troppo lunghi. I confronti con i sindacati erano diventati dei fronti di guerra con le commissarie Panizzoli e Mastrobuono. In coda la breve parentesi di Gianfranco Filippelli che durante i suoi sette mesi di regno aveva riavviato il dialogo sindacale.

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