Cosenza

Domenica 24 Novembre 2024

Scuola Cosenza, petizione contro l’autonomia differenziata

Si alza anche da Cosenza un convinto e motivato «no» all’Autonomia differenziata porta avanti dal ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli. È una proposta di cui si parla da anni, derivata dalla riforma della Costituzione del 2001 secondo cui tutte le regioni a statuto ordinario possono chiedere allo Stato competenza esclusiva su ventitré materie. La segreteria provinciale della Uil scuola Rua ha rilanciato tra i suoi iscritti la raccolta di firme gestita dal Coordinamento per la democrazia costituzionale. «Il mondo della conoscenza deve unire l’Italia e non dividerla», sottolinea la segretaria provinciale Francesca Guarasci in linea col leader nazionale Giuseppe D’Aprile che tra l’altro ha mosso i primi passi sindacali proprio nella nostra città. «La discussione politica sulla regionalizzazione della scuola statale di questo Paese non è ancora iniziata. Stiamo aspettando di conoscere il pensiero di tutte le forze politiche che dovrebbero rappresentare anche l’opinione di quel milione di lavoratori che conoscono davvero la scuola italiana, che la fanno funzionare tutti i giorni con passione e responsabilità, indipendentemente dal luogo di lavoro. Per quanto ci riguarda – ribadiscono Guarasci e D'Aprile – ci opporremo in ogni modo legittimo, e nel rispetto della costituzione, contro scelte che possono dividere il Paese. La scuola per noi è solo quella nazionale. Diversamente si decreterebbe, non solo la frammentazione e la diseguaglianza nell’accesso all’istruzione, ma la fine del sistema scolastico nazionale. Scuola, sanità, servizi sociali, trasporti e infrastrutture sono alcuni dei settori nei quali il gap tra le regioni del Sud con altre realtà è talmente ampio che ha già prodotto conseguenze in termini di disuguaglianze civili e di costi sociali». A parere della Uil Scuola «al di là della questione Nord/Sud, pensiamo che la scuola rappresenti il luogo principale per la costruzione dell’eguaglianza sociale. Lo Stato deve mantenere un ruolo centrale nell’istruzione, attraverso un modello che sia garanzia di laicità, gratuità e pluralismo che contribuisca a mantenere alto il livello qualitativo dell’istruzione, che rappresenta uno dei principali fattori di crescita economica e sociale di qualsiasi paese. È questo il nostro punto di riferimento», sigilla Francesca Guarasci.

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