Il “re del pesce” torna libero. Il magistrato di sorveglianza di Sassari ha disposto il differimento della pena per il boss ottantunenne di Cetraro, Franco Muto, condannato con sentenza definitiva per associazione mafiosa lo scorso anno. Il padrino era da mesi ristretto nel penitenziario di Tempio Pausania e il suo avvocato, Michele Rizzo, del foro di Paola, aveva nei giorni scorsi avanzato istanza perchélasciasse la detenzione carceraria per via delle precarie condizioni in cui versa. Il penalista cetrarese aveva allegato all’istanza avanzata al giudice di sorveglianza competente per territorio, una voluminosa documentazione medica. Ieri la decisione. Muto, stella di prima grandezza della ’ndrangheta, ha lasciato già nel pomeriggio di venerdì la cella in cui era rinchiuso pronto a imbarcarsi per la Calabria. Tornerà nella sua casa che guarda il mare dove è stato per alcuni anni ristretto agli arresti domiciliari. Nessun commento da parte dell’avvocato Rizzo. “Don Ciccio ha fatto collezione negli ultimi cinquant’anni di incriminazioni e processi. Partendo dall’inchiesta istruita per far luce sull’omicidio di Gianni Losardo (giugno 1980) e passando per il maxiprocesso alla “Mafia delle tre province” nato dalle confessioni rese dal pentito Pino Scriva. Ottenute clamorose assoluzioni è stato il controllo del mercato ittico a costargli una condanna a metà degli anni 90 mentre il suo gruppo è stato più volte oggetto di poderose iniziative giudiziarie dal 2002 fino ai giorni nostri. Il suo clan, secondo i magistrati, ha per decenni governato la gestione del pescato lungo la fascia costiera che da Paola risale sino a Santa Maria del Cedro. E alla attività delinquenziale tradizionale collegata al mercato ittico, ha poi aggiunto - aparere della magistratura inquirente - il racket delle estorsioni e il traffico di sostanze stupefacenti.