Il primo a chiedere la riapertura del servizio di oncoematologia pediatrica all’Annunziata è stato il vicepresidente del sindacato calabrese dei medici italiani, Elio Bozzo: «Era un polo d’eccellenza in grado di diagnosticare e curare i tumori nei bambini ed era un punto di riferimento non solo della nostra provincia ma dell’intera regione». Quel drammatico appello rivolto al commissario Vitaliano De Salazar è stato immediatamente rilanciato dall’associazione “Gianmarco De Maria” che sostiene le famiglie dei bambini oncologici nei reparti dedicati. Il centro di “emato-oncologia pediatrica” (come è individuato nella delibera istitutiva numero 399) venne attivato dall’allora direttore generale dell’Azienda ospedaliera, Carmelo D’Alessandro, il 13 marzo del 2001. Le finalità della struttura erano quelle della diagnosi, del trattamento, del follow up delle patologie ematologiche e oncologiche ad esordio in età pediatrica. L’atto rappresentava l’approdo del lavoro avviato dal primario della Pediatria sin dal novembre 2000, Manila Candusso, che consentì al reparto di ottenere la certificazione Aieop (è il riconoscimento dell’Associazione italiana ematologia e oncologia pediatrica). L’oncoematologia pediatrica è stata la stella polare nell’assistenza specialistica ai bambini. Un percorso virtuoso stroncato da scelte politiche sbagliate. Prima l’uscita di scena dagli atti aziendali (l’ultima apparizione risale al 2014) e, dopo la pandemia, il servizio è sparito anche dalla mappa dell’assistenza. Adesso, tutti invocano il commissario De Salazar affinché l’Annunziata torni ad occuparsi anche dei bambini fragili. Nelle ultime ore hanno rilanciato la richiesta anche la segreteria confederale dell’Ugl, Unione territoriale di Cosenza, e Palazzo dei Bruzi. Guglielmo Nucci leader dell’Ugl, non ha dubbi: «Perché è necessario riattivare il servizio di oncoematologia pediatrica? Da un punto di vista economico sono malattie che hanno un costo enorme, non solo in termini sanitari. E sappiamo che sono centinaia le famiglie che “migrano” verso strutture specializzate per offrire cure ai propri figli. Nel Cosnetino i casi attesi di patologie tumorali sono 16-17 all’anno. Sono almeno 4 anni che Cosenza non ne intercetta, mancano all’appello 64-68 bambini solo negli ultimi tempi. E poi c’è il “follow up” naturalmente. Pesantissime anche in termini sociali, tali malattie: i costi sopportati dalle famiglie, a volte, diventano devastanti». Anche il sindaco, Franz Caruso, rilanmcia l’appello: «Sono convinto che ogni bambino con il cancro meriti la migliore assistenza medica, possibilmente vicino alla propria casa ed ai propri affetti. Constato e denuncio da tempo ciò che, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti: il sistema sanitario calabrese è un colabrodo e non fa eccezione Cosenza.
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