La crisi confonde le trame della vita, un po’ come fa da sempre il destino in questa nostra terra. La gente comune osserva con disperata rassegnazione l’aumento dei prezzi al consumo. Una corsa al rialzo che si nutre di speculazioni e di egoismi. La realtà che emerge porta addosso i segni dell’abisso. L’odore della povertà è quello che marca il confine delle periferie geografiche e umane che non più remote. L’altra Cosenza, quella degli ultimi, dei disperati, dei senza tutto ai quali non resta più neppure un tetto sotto il quale dormire, adesso è più vicina. Lo rivelano le statistiche aritmetiche che proiettano, ormai stabilmente, dati di sopravvivenza sotto la soglia del disagio seguendo grafici che sembrano impazziti. Dopo due anni di Covid e uno di guerra, la fame è entrata in molte più case, svuotando molte più vite. Vuote esattamente come le pance di chi campa con poco. Pochi denari, risme di bollette che si accumulano e il frigo sempre più vuoto. L’algoritmo della povertà si muove lungo di direttrici: inflazione e disoccupazione. Elementi portanti di una debolezza economica che fa sentire più poveri e più dannati. Welfare insufficiente Le politiche di welfare non bastano più per un numero sempre crescente di cosentini in difficoltà. Difficoltà che hanno già portato all’estinzione delle classi medie, le classi cuscinetto. Del resto, come si fa a vivere con 500 euro al mese, il nuovo sussidio previsto dal Mia, o strumento di accompagnamento alla povertà. Il sistema famiglia rischia di saltare. Una minaccia seria sulla nostra società, una pesante ipoteca sul nostro avvenire. Le urla disperate di chi non ha più niente da difendere fanno da colonna sonora al mondo che sta cambiando in fretta lasciandosi alle spalle ampie sacche di indigenza. Un mondo scombinato che, da qualche anno, accoglie anche i bisognosi in giacca e cravatta, tanti cosentini che fino a qualche mese fa avevano un lavoro e un mensile e oggi non hanno più niente. Gente senza più capacità d’acquisto. Scenari di ombre, paesaggi incompatibili con le dinamiche dei rincari che continuano a pesare sui prodotti al consumo. Negli ultimi vent’anni, l’aumento dei prezzi ha ridotto la capacità finanziaria familiare. Lo shopping, ormai, si fa al discount e a casa si porta l’essenziale. La qualità dei prodotti, purtroppo, è subordinata alla loro quotazione nello scaffale. Nel carrello finisce, inevitabilmente, l’alimento più a buon mercato, non quello qualitativamente migliore. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza