Da settimane il Mediterraneo è più inquieto che mai. Quei filari che si intrecciano lungo le strutture geologiche che attraversano le sue viscere si muovono da un punto all'altro. La terra oscilla come un pendolo da Malta fino agli Appennini per effetto della compressione nell'area di subduzione dove si scontrano la zolla africana e quella dell'eurasia. Un fenomeno che si è fatto più intenso con terremoti che si generano a causa della deformazione delle placche. Oggi la terra ha tremato ancora in mare e poi anche all'interno.
Alle porte di San Donato di Ninea, dove il Pollino sfuma nella valle dell'esame, il sismografo ha registrato, alle 11.58, una scossa di 3.8 Richter, ad una profondità, comunque, tale (82,6 km) che non ha avuto sbocchi in superficie. Un terremoto che segue di appena 24 ore quello che ha messo paura alla gente di Santo Stefano d'Aspromonte con una magnitudo inferiore (3,5) ma con ipocentro superficiale ed effetti psicologici chiaramente ben diversi sulla popolazione. Ma c'è anche un mare che non trova pace. Le scosse, sempre più frequenti, mettono ansia. Lì, nella fossa del Tirreno, una depressione che s'inabissa fino a 3.800 metri, la crosta terrestre continua a deformarsi. Affiorano così quei sussulti che generano paure perché quella è zona di vulcani sottomarini. C'è il Marsili, un gigante in sonno, e, poco piu a Nord, c'è il Palinuro che sono i più grandi complessi di un sistema vulcanico che è simile a un mondo sommerso e ancora non completamente conosciuto.
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