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Cosche confederate a Cosenza, il duplice omicidio e il ruolo di Bruni e Ruà

Le accuse mosse dai pm distrettuali

I due ergastolani e il boss di Rende. L’accusa di favoreggiamento a Gianfranco Ruà e Gianfraco Bruni arriva per via di un vecchio e feroce duplice omicidio che vide cadere Marcello Gigliotti e Francesco Lenti. I due giovani amici mostravano troppa “autonomia” operativa rispetto al clan Pino e vennero eliminati nel febbraio del 1985 con uno stratagemma, Furono inviatati a un pranzo a base di maiale, attirati in trappola e uccisi. Lenti venne decollato con una falce.
Bruni e Ruà, finiti a giudizio quarant’anni dopo il fatto di sangue per iniziativa della Dda di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri, scelsero di essere giudicati con il rito abbreviato incassando in primo grado una condanna a 30 anni . Nel processo di appello, tuttavia, le cose andarono diversamente. Ruà e Bruni, infatti, decisero di rendere una sorprendente confessione, ammettendo di avere eseguito il duplice omicidio. La versione resa dagli imputati apparve del tutto dissimile dalla ricostruzione fatta invece dai magistrati della Distrettuale sulla base delle rivelazioni di numerosi collaboratori di giustizia. I due ergastolani esclusero Francesco Patitucci, boss riconosciuto di Rende, da ogni responsabilità e spostarono l’esecuzione del barbaro crimine in un luogo differente rispetto a quello indicato dai pentiti.

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