La povertà non è solo quella che emerge dalle periferie sociali della città e della sua sterminata provincia, una miseria annunziata dalle code sempre più lunghe davanti agli sportelli del Banco alimentare e della Caritas. La povertà è anche quella educativa le cui vampate hanno marcato chiaramente le differenze con altri territori del paese. La Calabria in generale resta ai margini dell’Europa per opportunità di istruzione-formazione. Un profilo allarmante che era già emerso nel 2021 dal Rapporto Bes (Benessere equo e sostenibile in Italia), pubblicato lo scorso anno dall’Istat. Una esplorazione inquietante che segue la corrente di tempesta in una terra che sprofonda nell’emergenza. Secondo i test Invalsi, in ogni angolo del Cosentino (e del resto della regione) si registra il più alto tasso di competenze alfabetiche non adeguate (limite evidenziato da ben 54 studenti su 100 delle scuole superiori). Ancora più drammatico il dato sulle competenze numeriche che non risultano all’altezza per 64 studenti su 100. E, come se non bastasse, dentro le pieghe del rapporto si riconosce un altro valore impregnato di negatività che riguarda i Neet, i “Not in Education, Employment or Training”, una sigla che racchiude un’intera generazione, quella dei giovani tra i 15 e i 29 anni che hanno rinunciato a vivere. Non vanno più a scuola, non seguono corsi universitari e hanno detto “no” alla formazione. Une esercito di “analfabeti lavorativi” che non crede più alla possibilità di trovare un’occupazione. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza