La sanità in Calabria è un fiume inquieto che continua a muoversi senza controllo ai margini dell’Europa. Un sistema piegato dall’improvvisazione e dal caos con i livelli di assistenza che restano confinati negli abissi di statistiche spietate. E il Covid non c’entra, ha solo esasperato quei limiti che erano già emersi chiaramente. In mezzo alle acque incerte e cupe della disorganizzazione, il governatore Roberto Occhiuto, da un anno, sta provando a riparare le falle nella rete colabrodo degli ospedali che continua a riversare i suoi pazienti verso altre regioni. E così i calabresi si ritrovano ad emigrare non solo per lavoro o per studio ma anche per ricevere cure sanitarie adeguate. Sale così l’indebitamento e cala, inevitabilmente, la fiducia verso una sanità che resta intrappolata nel suo poco illustre passato, tra gestioni discutibili e valanghe di debiti accumulati. Il nuovo corso del governatore, qui nel Cosentino, passa attraverso le scelte dei due commissari, Antonello Graziano, alla guida dell’Asp, e Vitaliano De Salazar, a capo dell’Annunziata, che hanno l’obiettivo di rinforzare gli argini malandati del sistema-salute. Un’operazione che passa, inevitabilmente, dal reclutamento del personale sanitario per garantire più efficacemente cure e assistenza.
L’assistenza
Nell’ospedale hub è stato già inaugurato il nuovo sentiero verso una dimensione clinica che è stata cristallizzata nell’accordo con l’Unical. I primi professori hanno già preso servizio e arrivano anche le apparecchiature che serviranno ad alzare l’asticella dell’offerta del futuro policlinico dell’Annunziata. Nei presidi spoke, invece, si fa molta più fatica a convincere i medici. Molti concorsi sono andati deserti, troppi reparti chiudono al calar della sera, altri chiudono e basta. Una storia da cambiare per rassicurare i pazienti con la valigia che cercano altrove quello che non riescono a trovare in Calabria e nel Cosentino.
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