Al presente è necessario intervenire perché il tetto del Palasport è davvero in condizioni critiche. Inaugurato il 31 marzo del 2010, dopo 5 anni fu l’assessore allo Sport dell’epoca Antonio Nicoletti a chiedere con decisione adeguati interventi e il dovuto ripristino. Ma non si fece nulla. Dopo Nicoletti, fu il vicesindaco dell’esecutivo Belcastro, Luigi Scarcelli, a reiterare la richiesta e, per deontologia professionale (proprio perché ingegnere: ndc), non ebbe a sollevare critiche.
In ogni modo è certezza generale che il tetto è marcito in troppo breve tempo. Ed era prevedibile, perché in alta montagna (siamo sopra i 1200 metri sul livello del mare, in località “Pirainella”) non è mai opportuno un tetto di questo genere, la cui copertura è stata effettuata con materiali di tessuto-plastici. Era opportuno, invece, a detta di tecnici del settore, costruirlo a falde, con maggiore pendenza e sempre con tegole. Adesso non è più rinviabile e negli ambienti politici si sollecita ogni opportuno intervento, prima che la struttura possa andare in rovina. Una nemesi sembra accanirsi su quell’area dove insiste il Palasport. Costruito sulle ceneri della mai terminata piscina comunale: deturpata, saccheggiata, rubata, e poi demolita. Tanto che finì nelle grinfie di “Striscia la notizia” nella lista nazionale delle famigerate incompiute.
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