Sono oltre 23 i capi di imputazione che la Procura di Paola contesta ai 24 indagati nell’inchiesta sulla presunta truffa ai danni del sistema sanitario pubblico. I particolari emergono dal provvedimento di chiusura indagini che nella giornata di venerdì è stato notificato dai carabinieri della Compagnia di Scalea agli indagati. Si tratta, infatti, di una indagine che prese il via anni fa e che coinvolge medici e infermieri dell’ospedale di Cetraro, ma anche diversi professionisti e sindacalisti della costa tirrenica cosentina.
Le indagini - coordinate dal procuratore capo Pierpaolo Bruni e affidate al sostituto procuratore Maria Porcelli - hanno puntato i riflettori su un presunto sistema truffaldino che vedeva al centro un infermiere in servizio all’ospedale di Cetraro con la complicità di altri operatori sanitari. Il modus operandi sarebbe stato messo su per truffare il sistema sanitario dando la possibilità ad alcuni cittadini di fare gli esami del sangue gratuitamente. In che modo? Secondo i pm, attraverso false richieste di esami di laboratorio si sarebbe attestato che si trattava, in realtà, di esami ematici per pazienti ricoverati nel reparto di Medicina dell’ospedale di Cetraro. Le provette - sempre secondo l’accusa - giungevano nei laboratori di analisi degli ospedali di Cosenza e Cetraro con una richiesta falsa che avrebbe, quindi, indotto in errore il personale sanitario e le analisi venivano eseguite - secondo i pm - senza il pagamento del ticket.
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