Sul litorale Jonico cosentino e, in particolare nella Sibaritide, si lavora ad un tipo di turismo basato sulla cultura e l’archeologia. Ne è l’esempio più lampante il Parco Archeologico di Sibari con le politiche messe in campo per attrarre sempre nuovi visitatori. Dalla cucina degli antichi (con tanto di assaggi preparati dallo chef) all’archeo-quiz: sette laboratori tematici attivi, rivolti a tutte le fasce d’età; una mostra di arte contemporanea che porta letteralmente in museo pezzi di paesaggio della Sibaritide; attività con le associazioni, le scuole del territorio e finanche con il carcere di Castrovillari; incontri con la società civile, imprenditori, magistrati, insegnanti. Depositi archeologici aperti al pubblico, scavi inediti e restauri accessibili e visitabili da tutti. Ha fatto molto meno freddo, quest’anno, nelle sale del Museo Nazionale archeologico della Sibaritide e nelle aree archeologiche del Parco di Sibari, anche perché tutte queste attività hanno quadruplicato il numero dei visitatori giunti a Sibari nel primo quadrimestre dell’anno, oltre 6.500 rispetto ai circa 1.600 dello stesso periodo del 2022. «Più siamo, meglio stiamo», commenta sorridendo il direttore Filippo Demma, artefice con il suo staff di questa trasformazione in atto. «I numeri ci fanno piacere, naturalmente, soprattutto perché parliamo dei mesi invernali in cui non contiamo su flussi turistici, ma è la risposta del territorio nel suo complesso che ci rende orgogliosi e incoraggia il nostro lavoro. Le persone smettono di visitare i nostri musei per iniziare a frequentarli. Tornano per i laboratori, le iniziative, per accompagnare il parente che rientra per le feste o per mostrare i tesori del proprio passato agli amici in visita. Un punto di riferimento per la vita culturale della comunità, un luogo di informazione e formazione. Quello che vogliamo e dobbiamo essere». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza