Quell’idea che sembrava folle, corre adesso spedita verso il traguardo. Non era semplice immaginare una città costruita sulle tre città, l’una accanto all’altra, l’una dentro l’altra. Poi, però, è arrivata l’incredibile svolta con la legge approvata in Consiglio regionale che cambia la storia. Una norma che rappresenta una scorciatoia verso la città unica. Un progetto col quale il centrodestra calabrese non intende solo ispirare un progressivo processo di integrazione territoriale di tre diverse entità urbane ma è sicuro di poter rappresentare anche l’opportunità di pianificare strategicamente le occasioni di sviluppo economico dell’intera area, che diventerebbe la seconda per numero di abitanti in Calabria, dopo Reggio. La città unica diventerebbe la musa ispiratrice di un territorio finalmente ambizioso. Ma i tratti del nuovo grande perimetro urbano, che sorgerà dalla fusione di Castrolibero, Cosenza e Rende, definiscono una realtà che, tuttavia, sfuma in dirupi scavati dalla resistenza tenace e acuta che risale proprio dai centri che la Regione ha intenzione, invece, di saldare.
L’ira di Caruso. Il giorno dopo non si festeggia nel capoluogo. La contestazione ribolle nelle viscere della città e da Palazzo dei Bruzi, il sindaco socialista guida la rivolta: «Cosenza non si inchina alla volontà di un centrodestra, o parte di esso, che vorrebbe soggiogarla e cancellare con una spugna il suo glorioso passato ed intaccare il suo ruolo di città capoluogo a soli fini elettoralistici. La modifica alla legge regionale sulle fusioni dei Comuni, deliberata dal consiglio regionale, che avoca a sé “pieni poteri”, escludendo dal processo decisionale gli enti locali e i cittadini rappresenta, infatti, un palese tentativo di mortificare i Comuni, presidi di democrazia e legalità, intaccandone l’autonomia che non si può accettare supinamente.
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