Archentino Pesce, il 53enne arrestato nei giorni scorsi dai carabinieri della compagnia di Cassano Jonio insieme ad Antonio e Gaetano Genisi, rispettivamente di 56 e 26 anni, perché accusati di porto, detenzione e vendita di armi, non ha risposto alle domande della Distrettuale antimafia ma ha soltanto rilasciato una serie di spontanee dichiarazioni.
Il difensore, l’avvocato Vincenzo Belvedere, all’esito dell’interrogatorio di garanzia, ha ritenuto di non formulare richiesta al Gip né di revoca né di modifica della custodia cautelare in carcere ma aspetterà la fissazione della data in cui si terrà l’udienza del Riesame al quale, intanto, si sono appellati. Dalle carte dell’inchiesta, intanto, emergono nuovi particolari. All’origine dell’attività investigativa sui tre soggetti ci sarebbe l’omicidio di Giuseppe Gaetani, soggetto legato al defunto boss della Sibaritide Leonardo Portoraro di cui pare fosse l’autista, avvenuto il 2 dicembre 2020 in contrada Pantano Rotondo sempre a Sibari. Gaetani venne ucciso da tre colpi di pistola esplosi a suo indirizzo ed è da quell’episodio che i militari della Compagnia di Cassano sono arrivati a tutta una serie di episodi riguardanti reati in materia di armi e relativi a soggetti orbitanti, a vario titolo, attorno alla figura di Pesce che gli inquirenti ritengono contiguo alle cosche locali.
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