Cosenza

Sabato 27 Aprile 2024

Cosenza, maltrattamenti sulle donne: crescono i numeri del “Codice rosso”

Non fossero bastati i messaggi vessatori, infarciti da un ventaglio inaudito di minacce, e i danneggiamenti: alla fine ha tentato anche di incendiarle la porta di casa. La settimana che si chiude si tira dietro l’eco dell’ennesimo caso di stalking che ha visto protagonista un cinquantasettenne e una sua ex fidanzata, incontrata dopo anni d’allontanamento e, con la quale avrebbe voluto un’ennesima relazione. Una roba a senso unico. Infatti davanti al presumibile rifiuto (che mica una è obbligata a dir di sì per forza) sono iniziati i guai terminati – almeno per il momento – con l’arresto e il trasferimento in carcere dell’uomo. Una storia, in sintesi, che rimette al centro in modo prepotente la questione della cosiddetta violenza di genere e degli atti persecutori nei confronti delle ex, ovvero delle mogli, delle fidanzate e delle conviventi. Lo chiamano amore tossico. Lo chiamano così – quasi a svilirne l’orrore e giustificarne, in qualche modo, l’ingiustificabile disagio e la paura che provoca nelle vittime – per catalogare tutto quel prontuario di fenomeni – tutti esecrabili e criminali – che rientrano nell’ampio, amplissimo cerchio del cosiddetto “Codice rosso”. Ma l’amore – benché tossico – c’entra poco, anzi niente, con quei comportamenti violenti, quelle azioni seriali da codice penale. L’amore è un’altra cosa. L’amore produce poesia, musica, compone mazzi di fiori e addomestica la vita. L’amore tossico quindi non esiste: è solo una contraddizione in termini, un ossimoro pericoloso. Chi assedia, perseguita, minaccia e danneggia non è capace di provare amore. Non è capace neanche di pensarlo l’amore. Prima o poi, quindi, bisognerà cambiarlo il senso comune delle parole, perché certe espressioni appaiono troppo semplificative d’una realtà e d’un testo normativo – reso più severo dal “Codice rosso” – che racconta altro e, quindi, dovrebbe escludere, a priori, la parola amore. Una rivoluzione che a guardare certi dati, comunque, sembrerebbe già in itinere. Visto che le donne in nome dell’amore (quello cosiddetto “tossico”) adesso hanno meno propensione a sopportare, a tacere, a giustificare. Le donne adesso sanno che gli schiaffi, non sono lo sfogo (ingiustificabile) d’un momento, d’una circostanza. Chi picchia, alza la voce, una volta lo farà sempre e ogni volta troverà una sciocca giustificazione. Le donne sanno che con gli uomini violenti non basta la ragione e le parole sono inutili. Una contingenza che emerge, per esempio, dal numero delle denunce evidentemente aumentato rispetto al passato. Dal primo novembre fino al mese in corso in provincia sono state raccolte – il dato riguarda la Questura e il Comando provinciale dell’Arma – 141 denunce di maltrattamenti.    Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza 

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