Otto anni di carcere per Luigi Frassanito, di 61 anni, e sei per Giovanni Porco di 57. Si chiude con la condanna dei due agenti della polizia penitenziaria il processo di primo grado, istruito dalla Dda di Catanzaro, nel giugno del 2019, sui favoritismi a boss e picciotti nel carcere “Sergio Cosmai” di via Popilia. La sentenza è stata pronunciata ieri mattina nel tribunale bruzio dal presidente del collegio giudicante Carmen Ciarcia. Nel corso della sua requisitoria, il pubblico ministero aveva chiesto dieci anni e sei mesi per Frassanito e nove anni per Porco. Il componenti del collegio difensivo – gli avvocati Cristian Cristiano, Filippo Cinnante e Gaetano Maria Bernaudo – avevano chiesto, invece, l’assoluzione. Prosciolto, poiché nel frattempo è deceduto, il terzo agente Francesco Caruso che, a conclusione dell’indagine, venne indagato e non arrestato. Nel carcere di via Popilia entrava e usciva di tutto. Secondo le indagini coordinate dal Capo della Procua antimafia di Catanzaro Nicola Gratteri e dal sostituto Camillo Falvo, Frassanito e Porco si sarebbero messi a disposizione degli esponenti dei clan egemoni Lanzino-Ruà-Patitucci, Bruni-zingari, Rango-Zingari e Perna. Dalle carte dell’inchiesta era emerso che i due agenti portavano fuori dalla mura i pizzini dei boss e, inoltre, introducevano nella casa circondariale droga e alcol. Dalle carte delle indagini, poi, sarebbe emersa anche la gestione delle celle. Secondo i magistrati della Dda avrebbero favorito l’assegnazione delle celle più ambite. Celle, queste ultime, che erano quelle del secondo piano, dalle cui finestre era possibile dialogare con l’esterno e quindi con famigliari, amici e sodali. Del servizio di messaggeria privata, secondo le carte dell’indagine, avrebbe usufruito anche Maurizio Rango. Una circostanza che si sarebbe verificata quando si trovava in carcere per l’omicidio Messinetti.
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