Autonomia differenziata, la città sulle barricate, dalla sanità si muove la resistenza di Cosenza
L’autonomia differenziata, eccola. Un sepolcro vuoto che rimanda costantemente a un altrove che ha poco o niente di veramente compatibile con l’essenza della vita che si vive qui, nel Sud del Sud dell’Italia, dove l’emergenza è pane quotidiano e la normalità è qualcosa che non s’è mai vista. Del resto, questa è una terra in cui si fatica a superare i dualismi come quello cartesiano tra pensiero e materia, in cui si cercano inutilmente risposte in mezzo alle maglie di una burocrazia che è più spigolosa che altrove (lo sottoscrive uno studio recente della Cgia di Mestre che colloca la Calabria al penultimo posto della graduatoria continentale). Il concetto di regionalismo differenziato, allora, potrebbe trasformarsi in una pericolosa slavina per un popolo che, già in condizioni normali, non sa dove posare il capo. Per la sua gente, Cosenza prepara le sue quattro giornate di lotta. E la battaglia per impedire che il viaggio verso la riforma giunga all’approdo, comincerà oggi, dalla sanità, uno dei servizi fondamentali che le tre nobili sorelle del Nord (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) chiedono di gestire in proprio. Questo pomeriggio, alle 16, nella sede dell’Ordine dei medici, il presidente Eugenio Corcioni chiederà al professor Gianfranco Viesti, ordinario di Economia all'Università di Bari, e a Giovanni Leone, vicepresidente nazionale della Federazione nazionale dell'ordine del “camici bianchi” di far luce sull’impatto che la normativa avrà sul claudicante Sistema sanitario calabrese. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza