L’aria disfatta di questi giorni è tornata a riempirsi di tensioni. Il rumore dei passi del federalismo che avanza rischia di far precipitare tutto il Mezzogiorno lungo quel margine pericoloso che è la legge sull’autonomia differenziata. Una norma pensata in quel Nord che rivendica la sua superiorità industriale ed economica, sanitaria e occupazionale. E la legge, così com’è pensata, è destinata a ridisegnare un’Italia delle disparità e delle disuguaglianze. Il provvedimento rischierebbe di murare definitivamente il sepolcro di pietra nel quale riposa la “questione meridionale”.
Protesta
Ed eccola, la Calabria in prima fila, pronta a salire sulle barricate per denunciare vecchi e nuovi torti. Cosenza si prepara alla marcia di sabato con sindacati, associazioni, movimenti, studenti e cittadini in arrivo da tutta la regione. Tutti in piazza per reclamare il diritto alla sopravvivenza in questa terra impoverita dal destino, addentata e strappata a morsi dal Covid e dalle speculazioni economiche. Una regione che non è mai stata turgida di forza e di attività dai tempi dell’Unità d’Italia. La Calabria già in coda in quasi tutti i report economici, sociali e sanitari, rischia ora il collasso e l’isolamento. Lo ha spiegato bene ieri, nella sede dell'Ordine dei medici, il professore Gianfranco Viesti, con il suo ragionamento tecnico servito a rischiarare gli effetti di questa norma destinata ad abrogare quel concetto di pari dignità, pilastro delle società moderne.
Sanità condannata
Il regionalismo differenziato rischia di trasformarsi in una pugnalata alle speranze al sistema di cure e assistenza in una Calabria che fatica a tirarsi fuori dal tunnel del commissariamento. Il concetto di autonomia applicato al sistema salute non ancora equo, genera, inevitabilmente, tensioni perché rischia di generare una spesa fuori controllo. Del resto, basta dare un’occhiata ai dati Agenas del 2021 sulla spesa procapite che la Regione ha sostenuto per la mobilità passiva di ben 240,1 milioni di euro con l’Asp di Cosenza che partecipa con poco meno di 100 milioni di euro. Una spesa che è fatta, soprattutto, di mobilità evitabile pari a 45,30 euro, quasi il doppio di quella accettabile che si è fermata a 25,56 euro.