Si parte con un rinvio di due settimane. Prima pietra d’inciampo, ieri pomeriggio, sul cammino del processo “Reset” che s’è aperto ieri mattina nell’aula bunker di Lamezia Terme. Il giudice per l’udienza preliminare Fabiana Giacchetti, dopo circa tre ore di camera di consiglio, ha deciso di rinviare il rito della costituzione delle parti civili, a venerdì 23, per «l’omessa» notifica dell’udienza preliminare al Comune di Cosenza. La contingenza è emersa nella tarda mattinata dopo che il sindaco Franz Caruso ha comunicato al tribunale la volontà di costituirsi parte civile. Dopo le verifiche, infatti, è emerso che la comunicazione era stata notificata a una diversa istituzione. Da qui, quindi, il rinvio. Ciò determinerà l’annullamento di alcune udienze già messe in calendario. Un fatto tutt’altro che irrilevante dal momento che l’udienza preliminare si dovrà chiudere entro il 31 agosto, giorno in cui è fissata la scadenza dei termini della custodia cautelare. Circostanza che riguarda, a vario titolo, centoquarantasei indagati dei quali novantadue in carcere, ventotto ai domiciliari, dodici con obbligo di dimora e quattordici con l’obbligo di firma. Insomma la fase preliminare del processo – che vede alla sbarra i mammasantissima e i picciotti dei clan confederati bruzi, esponenti della politica locale, imprenditori e faccendieri – non è iniziato sotto i buoni auspici. D’altra parte – vista la mole degli indagati, delle parti offese e del collegio difensivo – era fin troppo facile prevedere – non foss’altro per la legge dei grandi numeri – che non sarebbe filato tutto liscio. Ci sono volute, infatti, quattro ore solo per fare l’appello delle parti. Poi è cominciato il balletto delle eccezioni avanzate da alcuni avvocati a proposito della regolarità delle notifiche degli atti. Eccezioni che, però, il gup Fabiana Giacchetti ha in buona parte rigettato. Infine si è passati alla costituzione della parti civili tra le le quali non è comparso il Comune di Rende le cui intenzioni erano palesi ormai da diverse settimane, hanno chiesto di avere una parte attiva nel processo la Presidenza del Consiglio dei ministri, i ministeri dell’Interno e di Grazia e Giustizia, il Monopolio di Stato e le Dogane, l’associazione antiracket “Lucio Ferrami”, quattro parti offese sostenute dallo sportello antiracket di Cosenza. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza