Il suicidio in carcere del coriglianese Francesco Cufone, indaga la Procura. Aveva reso dichiarazioni ai magistrati della Dda
È stata sequestrata la salma di Francesco Cufone, 33 anni, l’uomo di Corigliano, coinvolto e arrestato nell’ambito delle indagini correlate all’omicidio di Pasquale Aquino, avvenuto un anno fa, che nella mattinata di giovedì scorso si è suicidato nella sua cella nel carcere di Taranto dove era stato trasferito. La Procura della Repubblica tarantina, infatti, ha deciso comunque di procedere con l’autopsia per accertare le cause della morte, benchè vi siano pochi dubbi sulla dinamica dell’accaduto. L’uomo era stato ristretto, in isolamento, nel nuovo reparto del carcere pugliese da qualche tempo e da quanto si è appreso si sarebbe ucciso realizzando una corda rudimentale con le lenzuola del letto impiccandosi alla grata della finestra del bagno. A nulla è servito l’intervento dell’agente di polizia penitenziaria in servizio in quel momento e prontamente intervenuto dopo aver notato che il trentatreenne non era nella stanza. Da annotare che con il tragico gesto compiuto da Cufone salgono a tre i suicidi avvenuti dall’inizio dell’anno nel carcere di Taranto che ora balza in testa alla classifica nazionale dei suicidi in carcere, record che lo scorso anno apparteneva a Foggia con ben cinque. Statistiche a parte resta la drammaticità di un gesto che giunge dopo un percorso contrastante che il Cufone aveva tenuto da quando era stato arrestato, ossia il 6 dicembre scorso, poiché, come accennato, era tra gli indagati dalla Procura distrettuale Antimafia di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri, unitamente ad altri soggetti sempre di Corigliano, per detenzione e traffico di cocaina e detenzione ed occultamento di un arsenale d’armi scoperto la scorsa estate dai Carabinieri in località Fabrizio.