Il Campagnano è il filo con cui è cucita la zolla che tiene unite le tre città. Cosenza, Rende e Castrolibero, si sfiorano, si toccano, si guardano, si cercano per volontà di un destino geografico e storico ineluttabile. I campanili resistono, però, al progetto di fusione della Regione, i Municipi vorrebbero opporsi a questa soverchiante spinta politica che rischia di non offrire altra scelta se non quella di diventare parte di un solo grande Comune. La legge Omnibus spiana la strada a una fatale contaminazione tra diverse amministrazioni che hanno seguito negli anni sentieri di sviluppo economico e sociale non armonizzati. Certo, qui, adesso, tutto è una veglia in attesa di comprendere se davvero sarà il popolo sovrano a decidere il suo fato, come è stato precisato dai consiglieri regionali di centrodestra che hanno proposto la fusione. Una rassicurazione per sterilizzare il timore dei sindaci che possa trattarsi di una fusione a freddo.
Questione di soldi
Le cifre dei bonus, però, sono uno dei dati certi che restituiscono il senso vero al progetto di città unica. Dieci milioni all’anno per quindici anni, un cadeau pesante garantito dalla legge per celebrare le nozze tra città. Un’occasione da non perdere a Cosenza, Rende e Castrolibero, dunque, secondo il consigliere regionale di Azione, Giuseppe Graziano, esperto in fusioni amministrative dal momento che è stato l’estensore e il primo firmatario della legge che ha saldato Corigliano e Rossano e, adesso, tra i firmatari della proposta per l’istituzione del nuovo comune Cosenza-Rende-Castrolibero. Graziano ritine che la spinta propulsiva che deve accelerare le unioni è rappresentata proprio dai fondi previsti dalla normativa. «Ogni azione amministrativa e normativa, ormai, è volta a sostenere le fusioni dei comuni, ritenute in modo universale l’unico strumento per garantire maggiori e più efficienti servizi ai cittadini e per tagliare i costi strutturali degli enti locali. Favorire e aiutare le fusioni è oggi una priorità. Tant’è vero che proseguendo un’attività legislativa avviata dal Governo Draghi, da martedì – con l’approvazione definitiva in Senato – tutte le nuove fusioni di comuni, nate a decorrere dall’1 gennaio 2014, potranno usufruire del bonus per un massimo di 2 milioni di euro non più per 10 bensì per 15 anni a partire dal decreto di istituzione del nuovo comune. Non solo. La legge adesso consente ai comuni fusi superiori a 100mila abitanti di poter usufruire di un bonus addirittura maggiore, pari a 10 milioni di euro l’anno per 15 anni. È, questa, la risposta chiara e lapalissiana a quanti da tempo e con incredibile convinzione sostengono che le fusioni siano state pensate per i piccoli comuni. Non c’è nulla di più falso ed è proprio oggi la legge a smentire i detrattori. Credo che alla luce di queste importanti modifiche normative non ci siano più dubbi sull’utilità delle fusioni in Italia e soprattutto in Calabria, dove il profondo gap dei servizi può essere colmato solo attraverso una rivisitazione del quadro degli enti locali. Credo, altresì, che con questa nuova conformazione legislativa che debbano esserci ancora meno dubbi sulla grande fusione di Cosenza-Rende-Castrolibero che godrebbe di un bonus di 150milioni di euro in 15 anni oltre a tutto il restante gettito erariale che spetterebbe ad una città di oltre 100mila abitanti e ai finanziamenti diretti che un comune così importante e baricentrico potrebbe intercettare attraverso i canali dello Stato e dell’Unione Europea. Inoltre – conclude Graziano – questa nuova impostazione normativa potrebbe aprire nuovi scenari anche per Corigliano-Rossano che ad oggi rappresenta la più importante fusione di Comuni in Italia ed in Europa, per dimensioni e complessità, ed è stata da esempio per altre grandi fusioni che si andranno a compiere come quella di Cosenza e di Pescara (che con Montesilvano e Spoltore sfiora i duecentomila abitanti e sarà istituito, per volontà popolare, dal primo gennaio del 2027, ndr) il cui iter è già in fase di definizione».
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