Il capo della criminalità nomade cassanese è Franco Abbruzzese, detto “dentuzzo”. Condannato all’ergastolo con sentenza definitiva dopo una serie di processi che hanno riguardato feroci agguati compiuti tra Sibari e Cassano tra il gennaio e la caldissima estate del 1999, il boss è recluso da anni in regime carcerario speciale (41 bis). A lui, alla capacità strategica e militare mostrata anche agli occhi dei “compari” del Cirotano, si deve il riconoscimento di “locale” di ‘ndrangheta a Cassano. Una scelta fatta a discapito di Corigliano Rossano ch’era stata per lungo tempo la “capitale” della criminalità ionica del Cosentino dopo che Santo Carelli aveva spodestato il capobastone di Sibari, Giuseppe Cirillo, costretto poi dai fatti a iniziare la collaborazione con la giustizia. Abbruzzese, “mente” e contestualmente “azionista” degli zingari s’è guadagnato sul campo un ruolo importante nella mafia calabrese e, approfittando anche della detenzione di Carelli, ha ottenuto “benefici” per il proprio territorio. La Sibaritide è diventato un “laboratorio” delinquenziale nel quale è stata sperimentata con successo la fusione della criminalità nomade con quella tradizionale della ‘ndrangheta. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria