Inchiesta “Athena”, gli affari croati della ’ndrangheta: sotto chiave il tesoro degli Zingari
Segui i soldi, troverai la mafia. La lezione di Giovanni Falcone è sempre valida. L’operazione Athena che ha decapitato il clan Abbruzzese insieme a quello confederato dei Forastefano e che ha portato all’esecuzione di 68 misure contro le cosche di Cassano, Sibari e Corigliano Rossano, ha aperto già nuovi filoni di indagine. Dalle carte, in primis, non si può non notare come le indagini si fermino inevitabilmente proprio ai mesi precedenti al Covid. Uno stop necessario per evitare problemi giurisprudenziali che sarebbero seguiti al lockdown e al fatto che le attività erano state notevolmente ridotte a causa della ridotta mobilità. Ma c’è da giurare che le attività dei carabinieri, della polizia e della Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, siano continuate e ancora in corso. Non fosse altro perché Gentlemen 2, scattata il 5 giugno, e Athena stessa lasciano insoluti dei dubbi. Innanzitutto, manca di far luce sulla sequenza di omicidi, una striscia di morte che fu inaugurata dall’omicidio di Leonardo Portoraro, ministro dei lavori pubblici della cosche, nel giugno del 2018. Un caduto dopo l’altro si è arrivati al 3 maggio scorso, quando fu assassinata per errore Antonella Lopardo, consorte di Salvatore Maritato, vittima designata dei killer. Mancano all’appello, poi, attentati nei cantieri della Statale 106 il cui ultimo episodio è datato 10 giugno quando, sul lato sud del torrente Raganello, sempre nel comune di Cassano, ignoti hanno incendiato due mezzi meccanici, un merlo sollevatore telescopio e un escavatore. E nelle carte non ci sono, poi altri dettagli sul controllo del traffico di droga. Ma Athena ha già posto le basi per altro lavoro: secondo quanto trapelato il giorno degli arresti, a casa di alcuni indagati, sarebbero state ritrovate ingenti somme di denaro da riciclare e provenienti sia dalle attività di spaccio che da quelle estorsive ai danni di una serie di imprenditori locali. Pare poi, ed è una circostanza sulla quale gli inquirenti mantengono il massimo riserbo, che a casa di uno degli indagati finiti in manette sarebbe stata anche ritrovata una ingente quantità di denaro croato. Se è vero che ormai in Croazia viene utilizzato l’euro dal primo gennaio 2023, è anche vero che dal 30 maggio 1994 e fino alla fine del 2022 è stata utilizzata la kuna e la Banca centrale europea, fino al 31 dicembre 2023, ha autorizzato il cambio gratuito delle monete in kune fino a un ammontare massimo di 100 kune in banconote e di 100 kune in monete per operazione.
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