Affetta da grave patologia, non le venne riconosciuta e morì subito dopo: risarcimento da 1,5 mln per una famiglia di Trebisacce
Morte di una giovane mamma, condannata l’Asp e due medici in servizio all’ospedale cittadino. La Seconda Sezione del Tribunale di Cosenza ha condannato l’ Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, nella persona del Direttore Generale, e due medici in organico presso il Chidichimo al risarcimento di oltre un milione e mezzo di euro, riconoscendo la sussistenza della colpa medica, che aveva causato il decesso di una giovane madre di due bimbi piccoli, di cui un neonato, avvenuta nel 2013. Ai familiari della stessa patrocinati dall’avvocato Natalia Branda, del Foro di Paola, spetta, dunque, un risarcimento milionario. I fatti contenuti nella sentenza. Dopo un ricovero in Codice Verde presso l’Ospedale di Trebisacce, non venne riconosciuta la grave patologia presentata dalla malcapitata che, lamentava difficoltà respiratorie e dolori al petto. I medici del pronto soccorso, non comprendendo la criticità delle condizioni in atto, ravvisarono un’urgenza differibile, dacché l’accettazione in Codice Verde, nonostante l’esame Rx effettuato avesse rilevato delle anomalie a carico polmonare che avrebbero necessitato di specifici approfondimenti diagnostici. La povera donna venne, invece, licenziata con la prescrizione di una semplice terapia farmacologica domiciliare, e, dopo qualche ora, nella corsa verso l’ospedale di Cetraro, dove la stavano conducendo visto l’aggravarsi delle sue condizioni, morì e li, purtroppo, giunse cadavere. La sentenza del Tribunale di Cosenza, ha riconosciuto la grave colpa medica e diretto nesso eziologico tra la condotta dei sanitari e la morte della giovane mamma, rilevando che, viceversa, la sottoposizione ai basilari esami diagnostici descritti in perizia, avrebbe potuto impedirne il decesso.