Il dato positivo è che a Cosenza, città dell’accoglienza e dell’impegno sociale, operano qualcosa come 150 persone, forse anche di più, nel campo del volontariato, a iniziare dalla Caritas diocesana, che ha una mappa ben precisa del disagio e della povertà, intervenendo attraverso iniziative concrete sul territorio, dando veramente sostegno ai nuclei familiari in affanno. E poi c’è l’esercito delle associazioni, il cui zelo a favore del prossimo e del bisognoso è encomiabile, come fanno, per esempio, la Croce rossa o il Banco alimentare. Ma l’elenco è veramente lungo, pronto a certificare la lena e il trasporto nel mettere a disposizione di chi non riesce a sbarcare il lunario generi di prima necessità, vestiario e quant’altro occorre per arginare il triste fenomeno dell’indigenza.
Basti pensare, poi, a padre Fedele Bisceglia, che dell’aiuto nei confronti degli ultimi ne ha fatto una missione. Anche l’amministrazione comunale combatte ogni giorno per offrire risposte alle impellenti esigenze dei cittadini. Una rete capillare, insomma, che se da una parte esalta l’attenzione verso uno spaccato della società purtroppo presente in ogni angolo del Paese, conferma l’esistenza, anche nel capoluogo bruzio, di una realtà triste legata alle scarse possibilità di condurre una vita normale.
E così pure a Cosenza capita di scorgere persone la cui dimora è un porticato o l’androne di qualche palazzo abbandonato, presi in prestito per ripararsi dal freddo e dalla pioggia. Giacigli ricavati dai senzatetto si notato sulle scalinate del cine-teatro “Italia-Tieri”, uno dei cantieri di Agenda Urbana destinato al recupero dell’edificio. E ancora, sotto le arcate dell’ex hotel Centrale situato tra il Parco del benessere e via 24 maggio, da tempo in disuso.
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