Il boss Franco Muto resta ai domiciliari. Il Tribunale di Sorveglianza di Sassari ha rigettato il ricorso presentato dal procuratore generale. Quest’ultimo si era opposto al provvedimento emesso dal Tribunale di Sorveglianza di Sassari lo scorso 9 febbraio quando i giudici avevano concesso il regime dei domiciliari al presunto capo dell’omonima cosca di Cetraro, difeso dall’avvocato Michele Rizzo. Fino a quel momento il “Re del Pesce” era in carcere perché doveva scontare la condanna a 20 anni di reclusione che gli erano stati inflitti dalla Corte di Appello di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta “Frontiera”.
I giudici di secondo grado avevano, infatti, ritenuto Franco Muto «capo e promotore» della potente cosca dominante sul Tirreno cosentino. Il procuratore generale di Sassari, nel corso della sua requisitoria, aveva invece insistito sull’accoglimento del suo ricorso evidenziando i motivi per i quali sarebbe stato necessario disporre il carcere per l’anziano boss. Mentre la difesa - rappresentata dall’avvocato Michele Rizzo - aveva depositato diverse memorie chiedendo al termine dell’arringa il rigetto del ricorso. Al termine della requisitoria e dell’arringa, i giudici hanno deciso per il rigetto del ricorso presentato dal procuratore generale.
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