Il “118” in Calabria è una vertigine irregolare che si spalanca nelle viscere del sistema salute. Sì, in sostanza, è un servizio gestito con ambulanze sfiancate e invecchiate, spesso senza medico a bordo, che vanno su e giù per strade malandate con tempi d’intervento mai certi. Serve personale (nel Cosentino, ad esempio, la pianta organica è coperta solo per metà) e, soprattutto, mezzi. Per i “camici bianchi” si spera in un aiuto immediato dai cubani (molti dei quali lavoreranno nei Pronto soccorso) in attesa di arruolare specialisti attraverso la cruna dei concorsi già banditi e da bandire. E, poi, c’è il parco mezzi da rinnovare. Qualcosa è stato fatto, qualche altra cosasi farà. Interventi che, nel complesso, serviranno a tirare giù la maschera di sdegno e a colorare quelle zone d’ombra che in questi anni hanno reso impossibile la riorganizzazione dell’area di emergenza-urgenza regionale. Servono idee e, soprattutto, risorse per restituire dignità ed efficienza ai Pronto soccorso e, soprattutto al 118. Per questo, spesso, si cercano occasioni. E’ successo, ad esempio con ambulanze e automediche di seconda mano acquistate dalla Regione Lombardia. Nella delibera dell’Asp, viene specificato che i 20 veicoli (10 automediche Msa e 10 ambulanze Msb) risultano «senza dubbio convenienti per l’Asp di Cosenza, trattandosi di costo, praticamente, simbolico per le automediche (2mila euro cadauno) mentre in relazione alle ambulanze il prezzo concordato corrispondente di 40mila euro cadauna, rende senza alcun dubbio conveniente la loro acquisizione considerato il basso chilometraggio e un prezzo di mercato mai inferiore a 100mila euro». Dunque, un parco macchine “aggiornato” in economia.
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